Lo so, sembra che mi diverta a prendere in giro l’assoluta mancanza di senso della pubblicità moda. E invece sono avvilito: perché con i cospicui budget che hanno a disposizione, si potrebbero costruire intere cattedrali di brand. E invece, niente. Qualche giorno fa su Repubblica, su un quarto di pagina in primissimo sfoglio (pagina 3), mi imbatto in questo bel ragazzotto, firmato Valentino. Ha appena sbattuto la testa sullo sportello del pensile della cucina? Ha un furioso mal di testa? E perché ha le unghie sporche? E soprattutto – domanda delle domande – perché mai questo dolore in area occipitale dovrebbe contribuire all’identità di marca della maison Valentino?
Sull’allergia dei marchi moda al pensiero strategico mi sono già espresso in questo post. In questo caso però sembra che un’agenzia ci sia, la REM di Riccardo Ruini (un bravo art director consacrato alla causa della moda) e Olivia Mariotti (storica PR del mondo fashion). Il che rende il mio articolo più difficile da scrivere, perché non amo commentare il lavoro dei colleghi.
Nel loro caso, un lavoro sempre molto professionale, per carità. Solo moda e dintorni, ma sempre grandi marchi, grandi produzioni, grandi nomi (nel caso di Valentino, il fotografo newyorchese Terry Richardson), grandi budget, grandi execution. A questo punto, manca solo una grande idea. E ora, pubblicità.