In tempi di quantità, spesso a rimetterci è la qualità. Siamo sommersi di video, spot, virali, clip, ma raramente si sente lo spessore di una produzione curata. Cioè di una bella fotografia (in senso cinematografico), di un montaggio curato, di una musica che sfugga i cliché. Prevedo l’obiezione: oggi la freschezza del video autoprodotto, low cost, virale non usa più la grammatica cinematografica classica, e compensa con freschezza e creatività l’assenza di quelli che un tempo erano canoni estetici inderogabili.
Questo può essere stato vero, ed è ancora vero in certi casi. Ma a) questa voluta trascuratezza sta a sua volta diventando un cliché, in cui tutti i video si rispecchiano, sempre più uguali; b) non è che si vedano queste grandi idee, a compensarne la bruttezza.
La mia idea è che sia cambiato il tipo di committente, e di parecchio. Un tempo a potersi permettere la pianificazione tabellare di uno spot erano grandi aziende. Se investivano qualche miliardo (di lire) in spazi, trovavano accettabile spendere qualche centinaio di milioni (di lire) per realizzare uno spot curato. Talvolta i risultati erano discutibili, altre volte erano invece discutibili i costi di produzione. Ma esisteva comunque una cultura della comunicazione, un patrimonio di conoscenza, un rapporto cliente-agenzia che disciplinava il lavoro e fissava delle regole, anche formali.
Oggi qualunque azienda, anche piccolissima, anche un parrucchiere o un ristorante etnico, può farsi prendere dall’ebbrezza della comunicazione e realizzare (o farsi realizzare) un video o un piccolo spot, caricarlo su YouTube, sulla propria pagina Facebook o sul proprio sito web, e sperare in una diffusione virale, aggratis o quasi. E se i mezzi sono gratis, è difficile giustificare un costo di produzione anche contenuto. Le produzioni quindi diventano a loro volta gratis o quasi, qualunque cifra sembra spropositata, e quelle che un tempo erano scelte stilistiche neopauperiste diventano necessità.
Un bilancio, è difficile farlo. La cosa bella è che l’audiovisivo è oggi un mezzo alla portata di tutti. Dall’altra parte, la cosa brutta è che l’audiovisivo è oggi un mezzo alla portata di tutti. E ora, pubblicità.